Articolo realizzato dalla Dott.ssa Margherita Napoli e dalla Dott.ssa Francesca Aglitti

Se ne sente parlare sempre di più, ultimamente soprattutto per merito del fenomeno editoriale di E.L.James “Cinquanta sfumature di Grigio”, persino i vip ne sono affascinati, ma rimane ancora un alone di mistero su cosa sia realmente il Bondage. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questa pratica.

Il tanto chiacchierato bondage è una pratica che consiste nel legare il corpo dell’altro in maniera artistica con corde o legacci, nel creare un momento d’arte, un’emozione attraverso l’immobilizzazione basata sulla costrizione volontaria fra i due praticanti.

Questa tecnica, tra voyeurismo e violenza consensuale, prevede un padrone e uno schiavo, che viene generalmente legato e imbavagliato per impedirgli di muoversi, vedere, parlare o sentire.

C’è da sottolineare che durante il bondage non è obbligatorio il rapporto sessuale, perché spesso il piacere che si trae non proviene dalla penetrazione, ma colui che costringe il partner è eccitato nel sentire l’altro a sua completa disposizione ed il piacere del “costretto” proviene dall’essere in balia del suo “padrone”.

Il bondage nasce nell’antico Giappone, è l’antichissima arte della legatura, utilizzata dai Samurai per assicurarsi che il prigioniero fosse immobilizzato in posizioni umilianti e di sottomissione, ma non pericolose. Spesso capitava che per assenza di metallo, i Samurai immobilizzassero i loro prigionieri anche con corde di juta.

Con il passare del tempo è divenuta una pratica sessuale della fascia più elitaria, delle Geishe, che tra i loro vari tipi di intrattenimento (musicali, canori, poetici), iniziarono ad utilizzare tecniche di bondage con i loro clienti. In questa pratica, il maestro lega la Geisha immobilizzandola (nel rispetto delle norme di sicurezza) totalmente o solo in parte, lasciando sempre libero il collo. Gli strumenti più utilizzati sono corde di seta, di fibre di cotone, di canapa; in alternativa possono essere usati foulard, nastri e simili.

Il bondage, come intuibile, è un’attività che ha molti rischi, perciò, soprattutto per persone inesperte, è necessario conoscerne e seguirne le regole.

Da profani, però, capita di chiedersi quale emozioni provochi questa pratica.

Sicuramente da un’ emozione legata a un’ eccitazione più mentale che fisica. Il piacere mentale è spesso una sensazione di liberazione; infatti, lasciarsi legare significa anche offrire la propria libertà, liberarsi anche da questa, dalla libertà stessa, concederla al proprio partner, quindi, sottomettersi ad esso.

Bisogna, a proposito dell’eccitazione mentale, ricordare anche l’aspetto connesso alla fiducia; lasciare la propria libertà, il proprio corpo, il proprio piacere nelle mani dell’altro è un grande dono, è un atto di estrema fiducia, è l’atto di assumersi la responsabilità della vita di un’altra persona e di prendersene cura.

Inoltre, non è da sottovalutare l’aspetto delle sensazioni date dalle corde che sfiorano alcune parti del corpo; lo sfiorare (e non, lo stringere!) con le corde, attivando i recettori sensoriali della pelle, conferisce a questa attività un altissimo livello di erotismo.

Il bondage può raggiungere, però, espressioni più invadenti di quelle di un semplice nodo con una corda attorno a mani e piedi; si pensi, per esempio al “mummification bondage” in cui la persona che decide di farsi legare è privata della possibilità di ogni movimento, o al “bondage in sospensione”, in cui il corpo viene posto in sospensione con corde e cavi e il praticante, quasi sempre immobilizzato resta sospeso in balia del suo partner.

Ovviamente non c’è da pensare che ci sia solo la parte estrema, da perversione, per intenderci. Bisogna fare un giusto distinguo tra ciò che diventa estremo, doloroso, quindi anche spiacevole e ciò che,invece, potrebbe essere definito come una sperimentazione.

Pensiamo a qualche benda di seta, a qualche manetta introdotta in camera da letto, questo “soft bondage” potrebbe essere un tentativo di ravvivare un rapporto un po’ stanco, di consolidare l’unione della coppia e perché no, di riaccendere la passione il desiderio.

Da questo punto di vista, potremmo vederlo come un pizzico di pepe in più da mettere in camera da letto, come qualcosa con cui confrontarsi e da cui trarre un innovativo piacere!

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