
L’immaginario collettivo associa erroneamente la mancanza di erezione all’impotenza, intesa come incapacità di compiere un atto sessuale o addirittura di procreare e ciò genera nell’uomo il peso della vergogna e dell’inadeguatezza del proprio ruolo sociale. Attualmente si predilige parlare di disturbo dell’erezione per distinguerlo dal concetto troppo ampio di potenza e definirlo così come un disturbo specifico che compromette la fase dell’eccitazione nel ciclo di risposta sessuale.
Il manuale DSM IV-TR, riferimento per la definizione dei disturbi mentali, lo descrive come “una persistente o ricorrente incapacità di raggiungere o di mantenere fino al completamento dell’attività sessuale, un’adeguata erezione”. L’anomalia deve causare notevole disagio o difficoltà interpersonali. In più, la disfunzione non è meglio attribuibile ad un altro Disturbo in Asse I e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale.
Si ritiene normalmente che più della metà della popolazione maschile abbia presentato nel corso della propria vita episodi passeggeri di disfunzione erettile, costituendo questo un fenomeno comune che può presentarsi a qualsiasi età per i più svariati motivi.
Ad oggi molti dei casi di disfunzione erettile è di natura organica (ormonale, vascolare, neurologica, iatrogena); tuttavia, spesso una componente psicologica si associa ad una problematica fisica, basti pensare al ruolo che lo stress e l’ansia da prestazione frequentemente hanno nel causare o nell’accentuare una disfunzione erettiva. La disfunzione erettile è infatti spesso il prodotto di un intreccio di fattori, ognuno dei quali determina la sindrome in quel particolare individuo agendo sinergicamente con gli altri. Tale problematica necessita, pertanto, per la sua molteplice natura e variabilità di insorgenza, di un’accurata indagine diagnostica, finalizzata a comprendere quali sono i meccanismi alla base di tale processo che si sono in qualche modo alterati e che consenta di individuare il percorso terapeutico più adatto. E’ fondamentale che la valutazione della disfunzione erettile si serva di un modello biopsicosociale nel quale fattori biologici, emozionali e sociali sono indissolubilmente intrecciati.
I problemi erettivi possono manifestarsi a diversi livelli: alcuni presentano l’incapacità di avere l’erezione fin dall’inizio dell’approccio sessuale, altri lamentano invece di avere inizialmente un’adeguata erezione per perderla poi nel tentativo di penetrazione; altri ancora riferiscono di avere un’erezione sufficientemente adeguata per la penetrazione, ma di perderla poi successivamente durante il rapporto. La disfunzione erettile può essere primaria o permanente quando si è manifestata sin dai primi tentativi di rapporti sessuali, secondaria o acquisita quando, invece, insorge successivamente ad un periodo di normale funzionamento; inoltre, il disturbo può essere considerato situazionale quando si manifesta solo in particolari situazioni o con una determinata partner o generalizzato se la funzionalità normale del meccanismo dell’erezione è compromessa in qualunque circostanza.
Le altre fasi della risposta sessuale, desiderio ed orgasmo, possono mantenersi inalterate, per cui l’uomo può desiderare anche intensamente il rapporto sessuale o eiaculare, raggiungendo un orgasmo anche a pene flaccido, oppure si possono presentare associate ad una perdita generale di libido o a difficoltà eiaculatorie.
Il trattamento della disfunzione erettile si pone l’obiettivo di restituire al paziente una vita sessuale adeguata e soddisfacente, non solo un’adeguata erezione.
La terapia medica si serve soprattutto della terapia ormonale sostitutiva, della terapia orale vasoattiva o della microchirurgia di rivascolarizzazione del pene. In seconda linea si ricorre all’iniezione intracavernosa di sostanze vasoattive o alla chirurgia protesica. Tale trattamento anche quando si rivela appropriato rischia di sottovalutare l’aspetto psicorelazionale che caratterizza tale disfunzione. Pertanto accanto alla farmacoterapia è necessario un percorso psicosessuologico che sostenga il paziente e/o la coppia nella rielaborazione del vissuto emotivo e nell’accettazione del farmaco stesso nelle dinamiche psichiche e relazionali. La terapia psicosessuologia mira, inoltre, alla comprensione del sintomo e dei vantaggi secondari che il paziente trae dal suo mantenimento. Al fine di permettere al paziente di sperimentare la sua capacità di perdere un’erezione per poi riacquistarla, si suggerisce alla coppia una stimolazione inesigente non finalizzata all’orgasmo, durante la quale l’uomo può concedersi di dedicarsi esclusivamente al proprio appagamento sessuale focalizzando l’attenzione sulle proprie sensazioni erotiche.
Dott.ssa Chiara Foti
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