
A ben riflettere, si può bere il vino per cinque motivi: primo per far festa, poi per colmare la sete, poi per evitare di avere sete dopo, poi per fare onore al buon vino e, infine, per ogni motivo.
(Friedrich Rückert).
Cocktail e vino: gli elisir della magrezza
Come i pensieri e le azioni possono essere considerati il prodotto della società, anche i disturbi psicologici, spesso, possono essere spiegati con questa chiave di lettura.
L’importanza che si da all’aspetto fisico, ed il “guardarsi allo specchio”, innesca sempre più riflessioni personali generando, in soggetti fragili e che non vivono adeguatamente la propria corporeità, sensazioni di autocritica da cui derivano specifici comportamenti disfunzionali che possono sfociare in forme di disturbo del comportamento alimentare (DCA). Lo spettro dei DCA, rispecchiando i cambiamenti socio-culturali, è stato ampliato con nuovi disturbi, tra cui la drunkoressia e/o binge drinkig.
Il termine drunkoressia compare per la prima volta nel 2008, sulla rivista New York Times, per descrivere un crescente comportamento, soprattutto tra gli adolescenti ed i giovani adulti, di uso e/o abuso di alcolici unito a restrizione calorica e attività fisica compensatoria in modo da poter consumare più alcol e non aumentare di peso (CBS News, 2008; Kershaw, 2008; Smith, 2008; Stoppler, 2008).
Nello specifico, la drunkoressia consiste nel digiunare volontariamente per tutto il giorno o per piú giorni e/o sottoporsi a diete molto rigide al fine di arrivare ad assumere elevate quantità di alcol durante l’ora dell’aperitivo o durante la serata a maggior ragione se sono già programmate feste o eventi in cui l’alcol sarà il protagonista. Un’altra strategia utilizzata per tenere sotto controllo l’assunzione di calorie é legata allo svolgimento di attività fisica in maniera eccessiva. Per i soggetti drunkoressici, il peso corporeo è un pensiero costante ed il conteggio delle calorie deve essere il più accurato possibile.
Riassumendo quindi, la drunkoressia si caratterizza di tre dimensioni distinte: abuso di alcol, disturbi del comportamento alimentare (DCA), iper-attività fisica.
La conferma della correlazione tra drunkoressia e DCA è emersa in uno studio del 2001 del Centro Nazionale sulle Dipendenze e sull’Abuso di Sostanze della Columbia University (CASA). Circa il 30-50% degli individui con bulimia ed il 12-18% degli individui con anoressia abusano di alcol o ne sono dipendenti. Gli autori spiegano come il bere a stomaco vuoto assicuri un buon senso di sazietà e, con il conseguente rapido assorbimento dell’etanolo nella circolazione sanguigna, favorisca il vomito come comportamento compensatorio al fine di “svuotare la pancia”, seppur a digiuno.
I drunkoressici si distinguono dai soggetti anoressici e bulimici per il fatto che con l’alcol si assumono calorie “vuote”, cioè prive di nutrienti necessari al buon funzionamento dell’organismo. Inoltre, nella drunkoressia il desiderio di dimagrire non rimane strettamente legato all’alimentazione ma si proietta verso la necessità di voler bere alcolici.
La drunkoressia non é un fenomeno estraneo alla realtà italiana, infatti, uno studio italiano del 2014, su un campione di circa 3000 soggetti, dimostra come questo sia un fenomeno comune anche tra i giovani adulti italiani con una prevalenza del 32.2% e riguarda anche la popolazione maschile, non solo quella femminile, come quanto riportato dai media (Lupi et al. 2014)
Cosa spinge i giovani a fare uso e/o abuso di alcol?
Probabilmente la causa ha radici sociali e culturali. Il problema sorge in primis dalla vendita di alcoloci ai minori, sia nei locali che nei supermercati, senza tenere conto della legge. Inoltre, hanno rilevanza negativa anche i continui modelli sbagliati, promossi dai media, oltre che dal marketing e dalla pubblicità. Nella drunkoressia, come in tutti i DCA, è presente una forma di autolesionismo, sintomo di sofferenza emotiva. Un percorso con un professionista della salute e del benessere psicologico può aiutare ad acquisire maggiore conoscenza e consapevolezza di sé, al fine di adottare comportamenti sani e supportare l’aspetto emozionale nelle situazioni stressogene.
Dott. ssa Veronica Feliciani
Dott.ssa Margherita Napoli