Lo shopping compulsivo consiste nel bisogno compulsivo di acquistare anche oggetti di scarso valore, magari inutili, pur di scaricare una tensione interna dolorosa. Il sollievo è transitorio, il senso di vuoto descritto dai paziente velocemente ricompare:l’atto dell’acquisto provoca un senso di “riempimento” che però ha un’efficacia solo fittizia e momentanea mentre il senso di vuoto rimane. La spinta compulsiva presto si fa nuovamente forte e il soggetto torna ad agire, senza controllo, il comportamento dell’acquisto. L’azione viene vissuta come liberatoria, ma subito dopo compare un doloroso senso di colpa e di perdita della propria capacità di controllo. Quest’ultima viene estesa anche alla propria vita in senso generale. I compulsive shoppers sono molto depressi, i sensi di colpa diventano dilanianti e l’autostima precipita. Alcuni autori, invece, sostengono che questa dipendenza sia più collegata all’ansia che alla depressione e alcune ricerche svolte hanno rilevato negli shoppers un investimento di denaro minore quando vivono livelli bassi di ansia. In molti studi, tra le caratteristiche di personalità, sono presenti  un basso livello di autostima, un profondo senso di inadeguatezza, forti difficoltà nel tollerare le frustrazioni. In genere gli uomini sembra facciano acquisti sconsiderati nel campo dell’oggettistica elettronica, oppure comprano inutili quanto costosi attrezzi per il bricolage e per la propria auto; le donne, c’era da aspettarselo, acquistano creme, gioielli, vestiti. L’importante, per queste persone, è spendere tutto, fino a che il conto non va in rosso (ma spesso neanche questo è un limite e si ricorre al prestito). Non è raro che gli oggetti acquistati in blocco vengano poi regalati, un pò per lenire il senso di colpa di averli inutilmente acquistati, un pò per ricreare il desiderio, l’interesse o la necessità di ricomprarli.

Dott.ssa Margherita Napoli
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